Meno carie e spese sanitarie con una tassa sulle bevande zuccherate

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Meno carie e spese sanitarie con una tassa sulle bevande zuccherate

Diversi studi hanno suggerito che l’introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate potrebbe aiutare a ridurre il consumo di zucchero, dell’incidenza delle carie dentali e dei relative costi sanitari. (Foto: ElenaChaykinaPhotography/Shutterstock)
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ven. 11 novembre 2016

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Ginevra, Svizzera/Berlino, Germania: la tassa sullo zucchero è una misura molto discussa, la scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha divulgato un rapporto nel quale si evidenzia come una misura fiscale che aumenti di almeno il 20% il prezzo delle bevande zuccherate produrrebbe una similare riduzione nel loro consumo e ridurrebbe l’obesità, il diabete di tipo 2 e le carie dentali. Poche settimane prima un altro studio della Charité - Universitätsmedizin tedesca presentava conclusioni affini.

Il rapporto è il risultato di un meeting di esperti nel campo delle politiche fiscali avvenuto il 5 e 6 maggio 2015 a Ginevra ed ha come scopo quello di fornire agli stati delle linee guida per la formulazione di politiche il gruppo di esperti ha sulla dieta alimentare. Il gruppo di esperti ha studiato a fondo 11 diversi interventi dello stesso tipo concludendo che esistono prove concrete a suffragio della tesi secondo la quale l’introduzione di tasse sulle bevande zuccherate porterebbe a una riduzione nel loro consumo, soprattutto nel caso di aumenti del 20% o superiori. Una convinzione simile si può fare per la frutta il cui prezzo, se diminuito del 10-30%, avrebbe come risultato un suo maggiore consumo.

A causa della mancanza di dati empirici sugli effetti della tassa in questione sulle carie dentali, i ricercatori della Charité - Universitätsmedizin hanno stimato il suo potenziale effetto in Germania.
In accordo con il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno concluso che una tassa del 20% su tutte le bevande che includono zuccheri aggiunti e cariogeni potrebbe diminuirne il consumo e ridurre le carie con una conseguente riduzione delle spese sanitarie correlate. I ricercatori hanno affermato che la maggiore riduzione di patologie cariogene e nei costi di trattamenti (oltre il 10%) è stata osservata negli individui maschi provenienti da strati sociali medio-bassi, conosciuti per essere grandi consumatori di bibite zuccherate. La riduzione si anche rivelata maggiore negli strati più giovani della popolazioni rispetti a quelli più vecchi.

I risultati sono in linea con le stime passate, Dental Tribune Online ha scritto di un rapporto di una università sudafricana dove si dimostrava che un’implementazione della tassa sulle bevande zuccherate porterebbe a un risparmio totale di 560 milioni provenienti dalla spesa per trattare il diabete di tipo 2 per i prossimi 20 anni.

Le carie dentali sono una delle patologie più diffuse al mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa il 60-90% dei bambini in età scolastica e quasi tutti gli adulti ne soffrono. È stato provato che il consumo eccessivo contribuisce allo sviluppo delle carie e le bevande zuccherate ne contengono in grande quantità. Solo lo scorso anno si è assistito a un raddoppio del consumo di queste bibite in molti paesi che ha portato inevitabilmente a un aumento dell’apporto calorico e delle carie.

Spesso si parla di una responsabilità dei governi nella promozione di politiche atte a diminuire il loro consumo. Molti paesi hanno già fatto passi in questa direzione, per esempio il Messico ha introdotto una tassa sulle bevande non alcoliche ricche di zucchero; l’Ungheria ha imposto una tassa sui prodotti ad alto contenuto di zucchero, sale e caffeina. Le Filippine, il Sudafrica e la Gran Bretagna hanno annunciato l’intenzione di fare altrettanto.

Il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, intitolato: “Fiscal policies for diet and prevention of noncommunicable diseases”, può essere scaricato dal sito www.who.int. Lo studio della Charité - Universitätsmedizin, intitolato “Effects of taxing sugar-sweetened beverages on caries and treatment costs”, è stato pubblicato online il 26 settembre sul Journal of Dental Research ed è stato condotto in collaborazione con l’Università di Otago in Nuova Zelanda e il Kiel Institute for the World Economy in Germania.

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