Le fiere cambiano… ma anche il mercato

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Le fiere cambiano… ma anche il mercato

M. Quaranta

M. Quaranta

mer. 7 dicembre 2016

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A fine novembre quando a Parigi si è tenuta con successo l’ADF (ovvero l'Expodental francese) è stato interessante notare come la lista dei big che ancora cercano di snobbare le fiere di settore di questo tipo, sia in netto calo, mostrando addirittura un’inversione di tendenza. Sicuramente, nel dentale molte fiere sono rimaste ancora legate ai congressi, dimostrando erga omnes che la formula è vecchia, non più adatta ai tempi, dove si cercano soluzioni diverse per la mutata mobilità e il variare delle esigenze.

A questo proposito, perché non parlare apertamente di come anche le vendite in fiera sono cambiate, se è vero (come lo è) che in ogni settore il dato generale sulle vendite fieristiche dimostra che oramai solo un visitatore su 5 acquista attrezzature durante la manifestazione o nelle settimane successive.

E allora? Allora basta concentrarsi su una sola vera, grande ed unica Fiera dove è assodato che gli altri 4 visitatori vogliono comunque seguire le esposizioni di settore, per vedere novità, seguire conferenze culturali, fare il punto della situazione in diretta negli stand coi colleghi e gli stakeholder del settore, come in uno spettacolo fatto di luci, fantasie e soprattutto di dimostrazioni.

Ma allora anche la comunicazione in fiera deve cambiare, visto che il mercato è cambiato. Richiede una flessibilità che porta al successo dell’azienda espositrice solo se va nella direzione del cliente che deve affrontare la sfida per il suo studio professionale in base a nuove regole del gioco. Questo concept di uno spazio in fiera non è futuristico, ma offre solo una diversa opportunità per consentire all’espositore di entrare in contatto con clienti competenti in cerca di un contatto diretto con nuovi format che assicurino un elevato livello di professionalità nella grande manifestazione.

Percorsi che aiutano ed una cultura 4.0 che anche nello studio professionale e nel laboratorio odontotecnico devono unire la capacità del professionista e dell’artigiano con l’elettronica e, ahimè, anche con la meccanica automatizzata. Dove produttori e clienti dovrebbero ormai cominciare a pensare che più la tecnologia sarà automatizzata (anche in una pur semplice autoclave) e più la manutenzione dovrà diventare predittiva.

La sfida del futuro, ferma restando la basilare formazione clinica, non può che essere l’investimento sulla formazione 4.0 che dovrebbe cadere a pioggia sui giovani per incentivarli nei loro percorsi formativi legati al mondo dell’automazione. E visto che nelle scuole e nelle università sembra difficile prendere questa direzione per mere questioni economiche, che almeno sia la fiera di settore ad indicare la rotta, lasciando poi che le sedi istituzionali se ne approprino nel minor tempo possibile.

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