L’appropriatezza terapeutica è di scena all’Ordine dei Medici di Torino alla vigilia della Legge Gelli sulla responsabilità

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L’appropriatezza terapeutica è di scena all’Ordine dei Medici di Torino alla vigilia della Legge Gelli sulla responsabilità

Claudio Buccelli, ordinario di medicina legale a Napoli.
P. Biancucci

P. Biancucci

ven. 25 novembre 2016

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Si intitolava “Appropriatezza terapeutica in Ortodonzia” l’incontro svoltosi il 19 novembre a Villa Raby, in corso Francia a Torino, sede dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri. Voluto dalla CAO (Commissione Albo Odontoiatri), tutti gli interventi hanno sottolineato quanto il termine ispiratore dell’incontro sia abusato: «un concetto di moda» a cui si riconosce il fatto di essere «doveroso, deontologico, ma che viene imposto dall’alto dal Ministero – si è detto – per indurre praticamente i medici a spendere di meno».

Il fatto che venga accostato anche all’Ortodonzia è un riconoscimento (semmai ce ne fosse bisogno) della natura medica di questa specialità odontoiatrica certamente non solo estetica, sebbene venga esercitata comunemente su pazienti non sofferenti, praticamente “sani” o almeno apparentemente tali. «Una specialità dove non solo la compliance è auspicabile – è emerso dall’incontro di sabato – ma che prevede l’alleanza e addirittura l’amicizia terapeutica», tenendo conto che ormai da tempo l'Ortodonzia rientra in tutti i piani terapeutici odontoiatrici più o meno complessi.
Un apporto importante alla miglior conoscenza dei problemi legati all’appropriatezza in generale è venuto dalla “lectio magistralis” di Claudio Buccelli, Ordinario di Medicina Legale all’Università Federico II di Napoli, presidente della SIMLA (Società Italiana Medicina Legale e delle Assicurazioni) e neo presidente SIOF (Società Italiana di Odontologia Forense) il quale ha diffusamente sottolineato il legame tra appropriatezza e responsabilità medica, concetto di imminente regolamentazione parlamentare (vedi Legge Gelli) richiamando a questo proposito un dato significativo riguardante i contenziosi: 10 casi su 100 investono il dentista, con maggior numero di rivendicazioni incentrate sulla terapia piuttosto che sulla diagnostica.

Circa il rapporto medico-paziente, Buccelli ha citato il cd. “paradosso di Ippocrate”, vale a dire che il medico deve essere vicino al paziente, ma non così vicino da farsene condizionare: dilemma che in odontoiatria estetica forse appare più sentito. E nel tracciare le radici storiche dell’appropriatezza/responsabilità ha delineato tre fasi storicamente definite della relazione medico-paziente: dall’era paternalistica (1985) a quella dell’autonomia, fino a scivolare in quella attuale, della burocrazia e della parsimonia (come avviene negli USA). Mutamenti nel tempo e del costume, cui fanno riscontro i mutati atteggiamenti del paziente: dapprima obbediente, poi partecipante, infine esigente. Di qui la conclusione di Buccelli: «Quanto più la Medicina progredisce, tanto più è difficile curare».
Addentrandosi nel concetto di appropriatezza/proporzionalità delle cure (che non può limitarsi ad una formula matematica e dove la volontà del malato non può essere trascurata) per Buccelli una definizione possibile è che «appropriato per definizione è sempre l’intervento efficace». Dopo averne indicato vari tipi (appropriatezza metodologica, scientifica, deontologica, etica ed economica) si è soffermato su quest’ultimo aspetto, riflettendo sul conflitto così frequente nel rapporto costi/benefici. Occorre tener conto delle risorse disponibili, per non sottrarle ad altre terapie, in virtù di un malinteso accanimento terapeutico.

Qualche chiarimento nella complessa normativa dell’appropriatezza dovrebbe venire dall’emanazione della Legge Gelli, attualmente all’esame del Senato, che ha ripreso la Legge Balduzzi e ha approfondito tali temi. Si farà inoltre riferimento alle numerose linee guida in materia, spostando l’accento sulle responsabilità delle strutture sanitarie, facendo ricadere l’onere della prova sul paziente e riducendo il periodo di richiesta di risarcimento per danni extracontrattuali a 5 anni.
Alla “lectio magistralis” che ha occupato buona parte della mattinata, hanno fatto seguito gli interventi “tecnici” di Alberto Laino (Università Federico II di Napoli) e Antonio Cesta (Padova). Assai apprezzato l’intervento di Francesco Salamano, esperto di pubblicità, che ha aperto gli occhi a molti sui limiti deontologici a cui sono sottoposti “anche” i pubblicitari nella promozione in generale, odontoiatrica e medica nello specifico. Fino alla vivace Tavola Rotonda finale coordinata dalla sottoscritta, con i relatori e con Gianluigi D’Agostino, presidente CAO, in rappresentanza dell’Ordine ospitante.

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